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Sala del territorio


Di particolare interesse è il carico del relitto romano datato intorno alla metà del I sec.d.C. e costituito da materiale per l’edilizia. La nave affondò lungo il canale dell’Isola dei Cavoli presso la secca dei Berni. Sono stati recuperati e parzialmente esposti embrici, lastre fittili, bipedales e sesquipedales, mattoni e tubuli. La datazione alla seconda metà del I sec. d.C. si ricava dai bolli sui cartigli conservati sugli embrici con il nome dei produttori M. PROCILI MELEAGRI, e CRYSEROTIS.

Il sito più importante, di epoca romana, si trova nella piana di Santa Maria, nei pressi della chiesetta omonima e si tratta di un edificio termale, probabilmente connesso ad una villa rustica i cui resti sono ben visibili ma non ancora fatta oggetto di scavi scientifici. L’edificio è suddiviso in tre ambienti: un vano d’ingresso da cui si accede al calidarium, a sua volta suddiviso in due vani: il primo a pianta quadrangolare con uno dei lati brevi absidato; il secondo, anch’esso a pianta quadrangolare, su cui si apre il praefurnium.

Il materiale rinvenuto nell’area appartiene ad un arco cronologico che va dal II-I sec. a.C. al VII-VIII sec. d.C. Una volta perduta la sua funzione termale, l’edificio venne riutilizzato in età altomedievale come necropoli, come testimoniano i resti di inumati rinvenuti in fosse terragne sia all’esterno del monumento, sia all’interno del vano d’ingresso.

Dal complesso di Santa Maria proviene una statua muliebre di marmo, panneggiata,  in ottimo stato di conservazione, adibita per lungo tempo a immagine di culto cristiana nella vicina cappella e in seguito rimossa. La sua datazione, che per il tipo di abbigliamento e per la caratteristica acconciatura è stata attribuita inizialmente al I sec. d.C. Studi successivi hanno dimostrato che la statua, per le caratteristiche stilistiche, rappresenta Igiea e si data al II sec. d.C.

Il sito di Cruccuris, prossimo alle terme e al villaggio di Santa Maria, con cui è stato messo in relazione, sconvolto da scavi clandestini e solo parzialmente indagato, ha restituito tre tombe di età romana databili fra il I e il II secolo d.C.

Le sepolture sono a cassa litica, realizzate in semplici fosse scavate nel terreno e delimitate da grossi massi granitici e da lastroni calcarei posti di coltello, ricoperte da un cumulo di terra e pietre. Al loro interno le ossa cremate del defunto erano deposte in una pentola, con, accanto, un modesto corredo funerario costituito da una o due brocchette . L’urna contenente i resti del defunto era talvolta coperta da un embrice.     

Dalla necropoli di Accu Is Traias, relativa ad un insediamento agricolo, provengono alcuni corredi funerari del  I e III  secolo d. C. esposti in vetrina. La necropoli è stata interessata da saggi di scavo che hanno consentito di recuperare cinque tombe intatte: due  del tipo ad incinerazione in urna, due ad inumazione in fossa e una ad enchytrismòs.  



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